La Luce, la mia passione

Con questo sito vorrei portare un contributo al Cinema Italiano …alla luce all’ombra e alla conoscenza dell’ Arte Cinematografica, per farla amare come l’amò mio padre, per lui una passione…

Monica Garroni

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“…Quando ero con Arata a girare la “Carmen” di Christian-Jaque, dovevamo fare degli effetti di notte in montagna. Avevamo della pellicola infrarossa, ma non potendo utilizzarla, era scaduta, bisognava trovare una soluzione. Io feci dei provini e accoppiando alcuni filtri, riuscii a realizzare gli stessi effetti con la pellicola normale. Qualche tempo dopo ero con Arata e con Terzano in un bar a via Veneto, e, chiaccherando,  Terzano ad un certo punto mi chiese come avevo realizzato tali effetti…:
“È stato facile, ho…”, avevo appena cominciato a parlare, quando Arata mi diede un calcio sotto il tavolo dicendomi poi ..”non devi mai rivelare i tuoi segreti…””

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“Oggi vengono fuori  tanti giovani e sconosciuti operatori, perchè basta una”padellata” a illuminare un intero ambiente, ma questa estrema facilità si rivela un’arma a doppio taglio perchè c’è meno incisione nel negativo, poco rilievo, poca materia da plasmare;  per me l’ incisione è la sostanza  della fotografia, la sua materia…”

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…”Nella cinematografia la luce ha l’enorme potere di dispensare l’attenzione all’interno dell’ inquadratura, posandosi sulle superfici, ma soprattutto si posa sui corpi , li fa esprimere (ci entra e ci esce) mettendoli in mostra o al contrario li evita tenendoli in ombra…

“…In un film americano degli anni  ’30 / ’40 ed in misura minore in ogni film, si puo’ immediatamente individuare il corpo della star, anche quando ci sono altri corpi che lo circondano, …il corpo della star riceve la luce in maniera particolare…certo, …nel Cinema di una volta, non era ammesso che il volto di una star entrasse in zona d’ombra, doveva essere sempre in piena luce, sempre…, anche nelle scene notturne… Quando le pellicole erano poco sensibili, la quantità di luce che una star riceveva sul corpo era enorme e surricaldava il set sino a renderlo un inferno !…”
“Gli attori venivano quasi arrostiti specie nei primi film a colori che richiedevano più luce di quanta ne richiedessero i film in bianco e nero… Il cerone si scioglieva, le parrucche fumavano… Per evitare simili pene le star si facevano sostituire dalle controfigure, che restavano sotto i potenti fasci di luce dei proiettori, mentre il Direttore di Fotografia impostava l’ illuminazione della scena…. Ugualmente le star subivano sul set un bombardamento di luce : alcuni , specie negli anni ’50, riportarono disturbi agli occhi, Toto’ divenne quasi cieco.”

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“Il potere delle star nasce dalla bellezza, quindi la luce che si posa su questi corpi deve sottolineare un certo modo d’apparire ; come un fantasma ideale trasfigurato dalla luce stessa che appartiene all’immaginario collettivo…, essa deve lavorare attorno alla bellezza, rinvigorirla, quando è invecchiata, ravvivarla quando è depressa, snellirla quando è appesantita, ripulirla quando ha qualche imperfezione…”

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“…Sul set talvolta ci sono differenti modi di intendere e di vedere queste immagini ideali, quella del regista non sempre concorda con quella della star, in qualche caso ha luogo un braccio di ferro, soprattutto nel periodo..in cui lo star system dominava nel mondo del Cinema,…il Direttore di Fotografia doveva usare la massima attenzione con le star che illuminava… Alcune di esse avevano il loro operatore preferito e si rifiutavano di posare sottto le luci di altri…Qualche attrice flirtava con il suo operatore, altre come Jean Harlow se lo sposo’…  quando non erano soddisfatte dell’immagine potevano farlo licenziare..cio’ è accaduto più di una volta. … Il povero Giuseppe Caracciolo, fu fatto licenziare da Isa Pola nei “I bambini ci guardano”…in altre occasioni quando l’operatore sgradito alla star era troppo importante per essere cacciato via, si giungeva a soluzioni di compromesso, come accadde per “Stazione Termini”, quando Jennifer Jones  non riusci’ a far licenziare il grande Aldo Graziati.  I primi piani successivi, nei quali compariva la star, furono illuminati da un operatore americano e naturalmente si risentirono forti scompensi nella continuità dello stile fotografico…”

“…Ma parlare di luce in relazione ai corpi significa affrontare anche altri problemi… Luisa Ferida, rimase tanto contenta di come l’avevo fotografata in “Amore Imperiale” e mi donò un prezioso regalo… anche Flora Lillo con la quale lavorai negli anni ’50 mi fece dei regali…”

 

“…Fotografare un’attrice è veramente difficile : bisogna che la luce sia tagliata, anzi deve essere frontale”… Per illuminare bene il personaggio, inoltre, bisogna usare molta accortezza, quando s’imposta  la luce per l’ambiente… Il segreto è tutto qui…Il fascio di luce che va su una parete non deve passare per il centro di una stanza, in modo che lo spazio dove si muove l’attore resti libero e sul suo volto non vi siano troppe ombre….! Luci frontali e non debbono venire dall’alto altrimenti allungano il naso ed il mento, non si puo’ illuminare il volto con una luce che viene dai ponti…” Nei ” I bambini ci guardano”  Isa Pola fece un putiferio, tanto che l’operatore (Caracciolo) fu cacciato via ;  lui aveva un buon contratto con la Scalera Film e fu rovinato… Io fui chiamato al suo posto e dissi a Isa Pola : ” Ho ventisei anni, se vuole che la illumini deve attenersi a ciò che le dirò'”, …per prima cosa le feci togliere quelle lunghissime ciglia finte ( Isa Pola soffriva la luce del sole e chiudeva gli occhi) e così con enormi panni neri o con lenzuola bianche, tenuti tesi aldisopra del set, realizzai un’apposita esposizione adatta per lei. “

“… Una volta eravano noi operatori a creare gli effetti con la nostra luce, …oggi c’è il colore che da solo fa tutto. Con la vecchia Ferrania, per prima cosa bisognava pensare ad eliminare o a correggere i difetti della pellicola… poi potevamo pensare agli effetti… ma io riuscii anche a creare degli effetti con dei difetti della pellicola…”

“Durante la realizzazione di un documentario negli anni ’40 avente per tema una battaglia navale moderna, non potendo incendiare dal vero una nave (il regime ce l’aveva vietato) mi inventai uno stratagemma che simulasse l’incendio bruciando dei ritagli di pellicola e gettandoli in mare e riprendendo il tutto come una vera scena di guerra…”

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Ho lavorato con tanti artisti :

George Maharis, Cameron Mitchell, James Philbrook, Tullio Carminatti, Rik Battaglia, Maria Perschy, Mike Burstyn, Hanan Goldblatt, Gérard Philippe, Totò, Renato Rachel, Virna Lisi, Ugo Tognazzi, Peter Ustinov, Isa Miranda, Vittorio Gasman, Yvonne Sanson, Alida Valli, Rossano Brazzi, Vittorio De Sica, Stewart Granger, Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, Antonella Lualdi, Delia Scala, Saro Urzi, Giacomo Rossi Stuart, Viviane Romance, Jean Marais, Maria Casarès, Claudie Lange, Dominique Boschero, Joaquín Blanco, Amedeo Nazzari, Silvana Mangano, Tamara Less, Maria Mercader, Henry Villon, Orson Wells , Jean Claude Pascal, Gino Cervi…

Romolo Garroni © copyright

(domandate se volete utilizzare i miei testi o le mie foto)

13 Comments

  1. This is really an interesting website!

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  2. I will visit your blog regularly for some latest info.

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  3. Piero Servo09/29/2010

    Sono contento che esista questo sito su un direttore della fotografia. Questa figura professionale, altamente qualificata nella lavorazione dei film, è generalmente trascurata e sarebbe ora che venisse valorizzata come merita.
    Ho lavorato negli anni sessanta e settanta nel cinema come assistente operatore, operatore alla macchina e, poco, come direttore della fotografia, ma non ho mai avuto occasione di conoscere Romolo Garroni (era di una generazione precedente alla mia) e mi dispiace.
    Adesso gestisco un importante archivio di foto di cinema ed abbiamo le foto di una quindicina di film il cui direttore della fotografia era appunto Romolo Garroni.
    Sarò lieto di metterne qualcuna a disposizione per illustrare meglio il suo sito.

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  4. Luca S.08/19/2011

    Ciao Monica,
    probabilmente non ci conosciamo…o forse tu mi avrai visto qualche volta da piccolo e io non posso ricordarmi.
    Sono Luca, nipote di Renato Chichi e Elvia Vescovi (“coinquilini ed amici storici” dei tuoi genitori a Roma, San Giovanni…la via non la scrivo per la privacy e perchè la conosciamo bene entrambi)…ancora oggi quando vado a trovare mia nonna vedo quelle bandiere della Roma in giardino che mi fanno pensare a tuo papà (per me “er sor Romolo”…così l’ha sempre chiamato mio nonno).
    Quando andavo a trovare i miei nonni mi portavano spesso da tuo papà, che mi ricordo mi trattava sempre con grande affetto e dolcezza (mi ricordo il salotto, le tartarughe in giardino).
    Ora, a 29 anni, lavoro in televisione per dei programmi di cinema ed effettuando un po’ di ricerche mi sono imbattuto in questo bellissimo sito che hai fatto per tuo padre e che, oltre ad evocare tanti ricordi della mia infanzia (legate alle “immagini” a cui ti accennavo qui sopra), ho trovato davvero bello e capace di raccontare, oltre alla vita professionale di tuo papà, un mondo ed un’atmosfera, quelle del cinema “italiano ed artigiano”, ormai pressochè scomparse.
    Per questo ti ringrazio e ti mando un caro saluto,
    Luca

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    1. admin11/17/2011

      Ciao Luco, no non ci conosciamo, ma quando passi da nonna vieni a bussare se io e mio marito siamo a Roma e non a Lione avremo piacere di incontrarti, saluti cari Monica

      TEAM CREATION FREELANCE
      Print, Edition, Web & Multimedia
      Directrice Artistique Monica Garroni
      mgarroni@sautcreatif.com

      249 rue Paul Bert – 69003 LYON
      Via Magna Grecia n°65 – 00183 ROMA

      fixe Lyon : 04 78 97 30 41
      portable : + 39 32 04 80 62 19
      fixe Rome + 39 06 70 03 28 63

      site :
      blog :

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  5. Wiliam Caio11/17/2011

    Chi ci salvera’

    Chi ci salverà dalla sovranità dei popoli così orgogliosamente imposta all’ennesima potenza;

    chi ci salverà da questa tempestoso moto incontrollabile;

    chi ci potrà mai salvare da noi stessi, chi;

    chi ci salverà dalle bramosie di un numero d’uomini indefinito senza ne capo ne coda;

    chi ci salverà da quell’estrema voglia popolare di predominare;

    chi ci salverà dalla mostruosità di popoli, più che altro convinti anziché piegarsi alle leggi della conoscenza;

    chi potrà mai fermare una simile realtà che ci fa vergognare di noi stessi fin dai tempi più remoti;

    chi ci salverà dall’onda popolare che spazza via ogni cosa al suo passaggio e dopo di cui chi rimarrà, chi sarà rimasto indenne e a volte vivo per miracolo non sarà nient’altro che un povero sopravvissuto fra onde anomale che non danno scampo;

    chi ci salverà dall’estrema importanza del popolo nel quale viviamo;

    chi potrà mai voler scontrarsi contro un simile predominio assoluto;

    chi potrà mai accettare una sfida simile contro tutto ciò che è stato; chi mai avrà un simile coraggio più vicino alla follia che non alla realtà del popolo nel quale ha vissuto;

    chi ci salverà dall’immediatezza di un popolo mai appagato il quale ingurgita voracemente la vita con affanno senza sapere quale tipo di cibo gli era stato somministrato;

    chi ci salverà dalla fragile immensità di un popolo che si va atteggiando da duro, da vincente, così invincibile nei suoi vasti egoismi;

    chi ci salverà dalla morte di cui ogni popolo ha bisogno per infondere il suo operato come sacrificio alla sua indiscussa sovranità;

    chi ci salverà dall’immobilità spirituale di milioni e milioni di persone ferme nell’estremo inganno di ciò che è pratico e conveniente;

    chi ci salverà dall’indifferenza del popolo verso ciò che è diverso;

    chi ci salverà dalla nostra stessa ambigua necessità di aver bisogno dell’altro, comunque sia;

    chi ci salverà da quel fragoroso ed irruente urlo proveniente dai più, il quale soffoca quel che di buono è rimasto in ciascuno di noi;

    chi ci salverà non ci è dato ancora a sapere;

    chi ci salverà da questo inquietante e persistente presenza dovrà essere e fare quello che mai è stato possibile raggiungere ne fare.

    Wiliam Caio dal libro; La politica, il popolo, e forse un po’ di democrazia, ma tanta inutile popolarità

    C’è

    Incapaci di intendere e di volere la cosa giusta mentre lo sbaglio è frequentato da chi segue alla lettera le imposizioni di una società incapace di fare la cosa giusta poiché di giusto c’è ben poco, a volte nulla, semplicemente un c’è, nient‘altro che un c‘è;

    c’è di tutto tranne che la cosa giusta;

    c’è poiché senza non si può stare;

    c’è, e poi forse vieni tu;

    c’è, ma non si vede;

    ci deve essere per forza qualcosa, c’è senz’altro, figurati se non c‘è;

    c’è, altrimenti chi saremmo, e dove andremmo poveri noi;

    c’è, come fai a non crederci;

    c’è, e allora si può andare avanti nonostante tutto;

    c’è e non c’è;

    c’è, guarda bene per favore;

    semplicemente c’è, ma cosa vuoi di più;

    c’è, e ti dovrà bastare;

    c’è, e poi il nulla;

    c’è, ne siete così certi, così sicuri;

    c’è in quanto ci deve essere pur qualcosa, qualsiasi cosa sia dovrà essere vissuta, dovrà essere sostenuta, dovrà essere in quanto c‘è;

    c’è, eppure non sembrerebbe proprio;

    c’è sempre un qualcosa, perché l’importante è che ci sia, che c’è, affinché tutti quanti possano ascoltare, vedere, sentire qualcosa con il quale poter dire a se stessi e al momento in cui è necessario percepire, poter dire io c’ero, ho visto, ho udito;

    c’è, e perciò esiste, tutto qui;

    c’è, è quanto di più ingiusto ci possa essere, è quanto di più assurdo ci possa essere, è quanto di più autoritario potrà mai esistere;

    c’è, e voi chi sareste mai di fronte all’onnipotente c’è, un sospiro muto fra il fracasso di cose e persone drogate dal c’è, o prese in ostaggio se è il caso;

    ma che cosa c’è, la libertà di sperimentare o di sperimentarsi, o l’obbligo di correre dietro a quello che c’è, che ti trovi, che ti lasciano, che ti impongono, che ti scaraventano addosso, ma che cosa c’è e che cosa rimarrà di noi nel mezzo di un anonimo c’è, c’è stato, e ci sarà;

    c’è poiché ogni cosa dovrà essere evidente e sotto gl’occhi di tutti affinché non si possa mai dire che non c’è, o non c’è stata;

    siamo tutti quanti un anonimo c’è che girovaga su se stesso senza vie d’uscita, senza certezze, senza intuire il proprio isolamento, senza poter vivere di un qualcosa che non ci sia per forza per se stessi e per tutti quanti;

    c’è, è quanto dovrebbe bastarti;

    c’è, c’è stato, e ci sarà sempre, mentre tu no;

    c’è, è quanto si dice continuamente, è quanto ci si racconta continuamente, è quanto cerchiamo prove ovunque a suo vantaggio affinché si possa affermare anche con una certa approssimazione che c’è, comunque ci potrà essere, forse;

    c’è, e allora ne siete ancora così certi, così sicuri;

    c’è, ma non basta mai, non soddisfa mai, non colmerà mai la nostra pochezza, la nostra indole incerta e offuscata da un c’è mangiatore di uomini e dei loro sogni;

    c’è cosa, un insensato girovagare di esseri viventi che si vogliono far chiamare uomini per potersi distinguere pronti al massacro, pronti a fare quello che c’è in quel preciso momento gli ordinerà di fare, pronti ha non essere mai pronti, pronti a scoraggiarsi a vicenda tanto finirà tutto quanto in un c’è, il buco in cui tutti gl’uomini sono risucchiati e poi cancellati dalla faccia della terra;

    c’è, e allora che vuoi di più;

    c’è, e tu sarai la vittima;

    c’è, guarda che sciacalli;

    c’è, ancora;

    c’è per quanto è difficile crederci, ma c’è, c’è;

    c’è lo si dice, forse lo si pensa, ma pochi ci credono, e nessuno ne è certo;

    c’è, ma è quanto non c’è ancora che si trova più interessante, che ci attrae, ma ora accontentiamoci di quanto c’è.

    Dal libro di Wiliam Caio, Paralisi

    La gente vive sull’onda anomala delle proprie certezze.

    E’ la gente stessa a fermare le proprie aspirazioni, tuttavia pochissimi possono, e riescono a fare a meno d’appartenere alla sacra ed intoccabile gente comune.

    Quando la gente si muove all’unisono le sorti dell’uomo iniziano a tremare, a vacillare, ad incupirsi, a ritrarsi.

    La gente trascorre inutilmente gran parte del suo tempo tra la gente comune.

    Per far si che la gente abbia e possa avere sempre ragione qualsiasi opinione contraria non potrà mai appartenergli e non sarà mai gradita affinchè la gente non abbia dubbi, e non possa mai dubitare di se.

    La gente grida la propria innocenza dichiarando il falso.

    Alla gente piacciono le cose semplici, ma si complicano la vita da soli.

    Alcuni aforismi dal libro di Wiliam Caio, La Gente

    Il tempo e l’uomo

    Il tempo è cieco, l’uomo è stupido;

    il tempo non si ferma, l’uomo è vorace;

    il tempo non perdona, l’uomo ferisce;

    il tempo a disposizione è breve, l’uomo lo spreca;

    il tempo non si può fermare, l’uomo è immobile;

    il tempo è denaro e l’uomo lo getta;

    il tempo è tutto e l’uomo è niente;

    il tempo non indietreggia mentre l’uomo si;

    il tempo è vita mentre l’uomo è morte;

    il tempo dona, l’uomo consuma;

    il tempo svanisce e l’uomo persiste;

    il tempo è quello che è, l’uomo mai;

    il tempo giura il vero, l’uomo il falso;

    il tempo è sacro mentre l’uomo esiste per dissacrarlo;

    il tempo che ci è dato ci viene poi tolto dall’uomo;

    il tempo cambia, l’uomo no;

    il tempo è immenso, l’uomo è piccolo;

    il tempo crea, l’uomo distrugge;

    il tempo non finirà mai, l’uomo è ancora all’inizio;

    il tempo decide e poi l’uomo fa;

    il tempo è, l’uomo non si sa;

    il tempo si avvicina, mentre l’uomo si allontana;

    il tempo è luce, l’uomo le tenebre;

    il tempo spartisce, l’uomo accumula;

    il tempo appartiene a tutti, l’umanità non si sa;

    il tempo sorvola, l’uomo rumina, eccome se rumina;

    il tempo decide mentre l’uomo è insicuro;

    il tempo è aria fresca, l’uomo una nube tossica;

    il tempo sentenzia, l’uomo condanna;

    il tempo può esserti amico, l’uomo forse;

    il tempo ti protegge mentre l’uomo ti ha nel mirino;

    il tempo e l’uomo ci è dentro per non saper mai chi sia;

    il tempo è gradevole, l’uomo quasi mai;

    il tempo tempesta, l’uomo scodinzola;

    il tempo può fare brutti scherzi, l’uomo sempre;

    il tempo non ti abbandona, l’uomo si;

    il tempo persiste mentre l’uomo cede;

    il tempo mentre l’uomo chi è.

    RispondiRispondi a tuttiSposta…In arrivosenza titoloRispondiRispondi a tuttiSposta…In arrivosenza titolo

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    1. admin11/17/2011

      belle le tue poesie anche io ne scrivo, ciao auguri Monica G

      Rispondi
  6. massimo valentini03/24/2012

    salve
    mi chiamo Massimo Valentini e mentre facevo una ricerca per ricostruire il percorso cinematografico di mio padre Elso Valentini come arredatore mi sono imbttuto nel suo bel sito dedicato a suo padre, complimenti!.
    Ho visto che hanno lavorato assieme in tre film: La Certosa di Parma, Cagliostro, Duello nell’ombra e Marakatumba, mentre con mio zio Vittorio Valentini scenografo, ha lavorato, oltre a quelli menzionati, anche in: E’caduta una donna, I bambini ci guardano. Insomma ho scoperto che erano tutti colleghi della Scalera e non solo..
    Purtroppo non ho immagini, se non due o tre, della carriera dei due fratelli Valentini e vado cercando foto di troupe dove si possano incontrare le loro immagini. Ho visto che dispone di una grande raccolta di foto dietro al set forse chissa!! Grazie Un acordiale saluto Massimo Valentini

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  7. luciano04/29/2012

    salve chiedevo a tutti se possedete il film la sposa film 1958
    regia di edmondo lozzi prodotto da natale montillo
    direttore della foto garroni fate sapere via email anche u recapito il produttore del film non ha una copia

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  8. angela sevosi10/07/2012

    Brava Monica ! Un lavoro magnifico. Custodire e valorizzare i ricordi è per me il modo migliore di testimoniare l’affetto per le persone che abbiamo amato.

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  9. planuri case03/14/2013

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  10. alessio10/12/2013

    Anche ioe la mia famiglia vorremmo vedere il film la sposa, come possiamo fare? Vi ringrazio.

    Rispondi
  11. alessio10/12/2013

    Anche io e la mia famiglia vorremmo vedere il film la sposa, come possiamo fare? Vi ringrazio.

    Rispondi

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